lunedì 15 marzo 2010

Una Giornata Fortunata

E' una bella mattina di quasi primavera. I raggi del sole entrano dalle fessure della tapparella e mi stimolano a svegliarmi prima del solito. Sono già più di due mesi che non bevo ed è quasi come se non fossi mai stato un ubriacone che viveva ai margini della società. E ho anche meno problemi ad alzarmi la mattina. Un vero venticinquenne insomma. Sono nuovamente senza un lavoro ma in compenso con l'università sto andando alla grande. Vado a farmi una doccia. Esco e vado in bar. Ma non certo per ubriacarmi. Ho voglia di investire un deca su una nuova slot machine che sembra essere tirchia nel pagare i contribuenti. Ma per legge queste macchine devono erogare il settanta percento di quello che ricevono anche se non è definito un tempo per il quale questo deve avvenire. Gioco un euro alla volta... Con calma! Al settimo euro lo schermo della mangiamonete mi avvisa che ho vinto un bel cinquantone. Continuo a giocare. La bastarda si sta sbloccando. Accumulo piccole vincite. Al timeout, tempo per il quale la macchina eroga la vincita e stoppa la partita, mi vedo scendere una cascata di monete da un euro. Totale: ottantacinque monete che provvedo a farmi cambiare in banconote alla cassa del bar. Sono soddisfatto. Decido di sfidare la fortuna e mi avvio verso un altro bar che ha una slot identica a quella che mi ha appena pagato. Un bel bar... Non uno dei soliti cessi che frequentavo. Non appena entro scorgo al banco una figura familiare. E' stata la prima ragazza con cui ho fatto sesso ancora dieci anni fa. E' una bella mora, più alta di me, seno abbondante e nel complesso formosa ma ben ripartita. Solo a vederla mi si rizza il cazzo. Il nome forse lascia un pò a desiderare per una venticinquenne: Maria.

-Ciao... Ma da quanto tempo che non ci si vede.
-Eh già... Non sei cambiata affatto. Ma dove sei finita che non ti ho più vista in giro?
-Mi sono trasferita, ma non lo sapevi?
-A dire il vero non sò più da un pezzo quello che mi succede attorno...
-Ma che stai dicendo?
-Lascia perdere. Posso offrirti qualcosa?
-Ho appena fatto colazione...
-Sai che ora vivo da solo? Se ti va possiamo andare a farci un drink a casa mia...
-Hai già una casa tua? Ma che lavoro fai?
-A dire il vero lavoro saltuariamente e contemporaneamente sto completando l'ultimo anno di università. E la casa non è mia... E' un appartamento studentesco in affitto. Ma i miei co-inquillini se ne sono andati e ora sono solo per altri due mesi. Te che fai?
-Io mi sono già laureata in giurisprudenza e ora faccio il tirocinio per diventare un avvocato civile a tutti gli effetti.
-Wow... L'ho sempre detto che sei una donna che può fare tutto nella vita.
-...
-...
-Ok. Vengo a vedere l'appartamento. Ma non farti strane idee.
-Ma di che stai parlando?
-Lo sai di cosa parlo...

Facciamo la strada a piedi e nel frattempo chiaccheriamo del più e del meno, dei vecchi tempi, della vita in geere. Salendo le scale del condominio azzardo e le metto il braccio attorno alla vita. Non fà una piega. Ormai è fatta penso. Ho il cazzo mi sta per esplodere e si vede. Non appena apro la porta la butto sul divano e non trovando resistenza mi do da fare. Questa storia finisce con una delle più belle chiavate che mi son fatto in tutta la mia vita da un quarto di secolo.

domenica 14 marzo 2010

Azzardo, scommesse e... ancora scommesse!

E' domenica. L'anno 2000 è passato da un pezzo. Apro gli occhi che ormai la sveglia segna le due del pomeriggio. Il pensiero che faccio è ormai un classico: se mi alzo troppo in fretta allora è sicuro che vomito! Del resto con tutto quello che ho buttato giù ieri (credo di avere anche fumato qualcosa... ma non so cosa) sarà difficile avere un risveglio morbido. Ciclicità di un giovane single. Si esce, ci si ubriaca, si prova a rimorchiare qualche facile ragazza, si viene rifiutati perchè si è sbronzi, ci si butta ulteriormente sul drink e ad un certo punto non si sa più cosa si sta facendo. E finisco a combinare i soliti casini che poi mi tengono in paranoia totale per una settimana, spingendomi sull'orlo di una crisi maniaco depressiva. Esco. Mi dirigo al solito bar. In qualsiasi postaccio di questi trovi quelle coloratissime slot machines che vanno a monete da un euro. Ne cambio cinque e li gioco sperando che compaiano quei maledetti e desideratissimi "Lucky Bonus" che ti fanno vincere almeno un centone, anche se solitamente i centoni che porti a casa arrivano anche a sei. In realtà quei cinque euri non ti fanno vincere un niente di niente tanto che ne cambio altri dieci. E qui puoi succedere che vai a casa con un cinquantone oppure con nulla. Non sono fortunato con queste cazzo di cose. Vado al banco e ordino una birra. Me la cavo meglio a bere, questo è sicuro. Neanche farlo apposta un tipo che solo a guardarlo ti sta sulle palle mette un euro nella slot dove giocavi tu: un paio di colpi e di euro se ne porta via settanta. In quell'istante vorresti aprirgli il cranio a colpi di sgabello. Ma devo contenermi. Non è il caso di fare altre brutte figure e ancora di più non è il caso di crearmi ulteriori casini. Meglio cambiare aria e sbollire in modi meno vistosi... Salgo in auto e mi dirigo al più vicino centro scommesse. L'Italia di oggi è piena zeppa di questi betting-point tanto che si ha l'imbarazzo della scelta sulle società che li gestiscono. Dentro questi postacci trovi la più squallida fetta della grande torta-società: scommettitori indebitati fino al collo, ubriaconi in cerca di una rivincita con la vita, malati di gioco ormai incurabili, criminali che re-investono i proventi delle loro attività illecite, immigrati clandestini che ci credono fino alla fine alla possibilità di farsi una vita migliore, giovincelli inconsapevoli del vizio che si stanno per prendere sulle spalle e che inevitabilmente finirà col gravare sulle spalle di chi li ha cresciuti, gente radiata da ogni bar e da ogni fetido club per la loro indole eccessivamente aggressiva, neri incazzati perchè a detta loro il mondo è deviato e sempre più razzista e altro, altro, altro ancora. Mi faccio strada tra la giungla multiculturale che affolla lo stabile e mi prendo un foglio con i pronostici. In meno di cinque minuti so con chiarezza cosa vale la pena di giocare. O almeno credo di pensare giusto. Investo su due schedine calcistiche combinate da cinque euro l'una e gioco gli ultimi due euro che trovo in tasca nelle solite slot che non possono certo mancare in un posto simile. I due euro sono belli che persi dopo neanche trenta secondi... Le schedine non lo so. Devo aspettare che giochino le partite. A oggi il mio rapporto vincite/sconfitte è prossimo allo zero. Sì perchè ho vinto un paio di volte una ventina di euro. Di contro ho scommesso su centinaia di schedine combinate senza mai ottenere un centesimo.

Scommesse infami. Vita infame. Società infame. Persone infami. Sistema infame. Oppure devo dare la colpa di tutto all'umanità intera e all'inevitabile mania di volere sempre più di quanto si può ottenere? Non c'è una risposta precisa. Fatto sta che questa corsa, tra l'altro persa già in partenza, non fa altro che inpoverire chi già ha poco e arricchisce chi ha ormai troppo. Certo che ogni tanto accade quello che viene definito "miracolo". Ma la statistica insegna che in questi casi c'è sempre quella possibilità su un milione. Peccato non tocchi mai a me.

giovedì 11 marzo 2010

Salvezza?

Ogni giorno quando mi alzo vivo un incubo. Dopo essermi finalmente rilassato nel sonno di nuovo devo ricominciare ad affrontare il mondo e tutte le conseguenze negative che si porta appresso. Mi guardo allo specchio. E' la prima cosa che faccio in questi ultimi cinque anni. Non sono un brutto ragazzo ma la mia è una bellezza stupida. Direi quasi senza personalità. E' da un pò che non frequento i corsi all'università e non lo faccio per per pigrizia ma perchè buona parte degli insegnanti non insegna realmente. Si limitano a seguire un testo o delle dispense da loro fornite. Mi pare di osservare un omino meccanico per il più delle volte. E allora perchè non mi posso svegliare alle nove invece che alle sette e studiare in biblioteca comunale? Infatti da un bel pezzo dormo due ore in più. Ho scelto di studiare Fisica perchè la natura mi ha sempre incuriosito e affascinato. E alla fine son finito a studiare i materali e le loro applicazioni industriali (e quindi più lucrose). E' piacevole ma non è certo nobile. Non mi lamento... ma se ci rifletto ci soffro un pochino. Un mio pregio? Non ho difficoltà di apprendimento. Diciamo solo che le mie difficoltà sono del tutto sociali. Mi innamoro spesso di ragazze che a definirle delle battone è ancora poco. Le ragazze per bene non mi attraggono. Mi piacciono le donne libere e infedeli. Non ho amici o meglio gli amici che ho sono scarsamente così definibili. Faccio di tutto per non bere e la cosa che più mi sta rovinando la vita è l'alcool. Ma a lui devo attribuire la maggior parte delle mie intuizioni geniali nel complesso campo della Fisica Quantistica. Se mi trovano i miei pseudoamici in un momento in cui ho una mezza intenzione di smettere di bere state sicuri che se mai ritorno a casa arrivo che sono un relitto. Robe da non stare in piedi. Il più delle volte mi addormento in auto in qualche parcheggio tranquillo. Tranquillo lo credo solo io perchè ormai i parcheggi pubblici sono frequentatissimi da rapinatori di terza categoria ovvero quei gruppi di sbandati che ti ammazzano di botte per 50 euro o che ti accoltellano per il cellulare. Eppure a volte basta semplicemente chiedere. Un altro vizio che mi sta massacrando è quello del poker. Con qualche lavoretto in nero che non sto qui a specificare riesco sempre a tirarmi su qualche gruzzolo di €uri ogni settimana. Tutti in biglietti da 10 e da 20. Quasi la metà di questi vanno a finire in poker. Il resto in alcool e sigarette. Faccio anche benzina alla mia vecchia auto del '93. Sono davvero poche le volte in cui vinco al maledetto Texas-Hold-Em. Se non erro mi avvicino alla vincita quando sono parzialmente sobrio (o parzialmente ubriaco, è la stessa cosa). Forse dovrei eliminare l'alcool? Tipica domanda con risposta secca. Poi penso che tra un anno, ormai si presume laureato, dovrei essere in grado di risolvere parte dei problemi di una multinazionale della produzione di materiali. Non ci crede nessuno? Il bello è che la risposta in questo caso è sì. E quello che più amo è dimostrare agli altri che hanno torto nei miei confronti. Sempre. Sarà questo ciò che mi salverà?