lunedì 26 ottobre 2009

Quando la Mafia non fà più la Guerra con l'Italia

Nei primi anni novantanta appena dopo i maxiprocessi a Cosa Nostra comincia una vera e propria guerra fatta dalla mafia allo stato italiano. Dopo l'introduzione dell'articolo 41 bis che induriva il carcere per i reati di mafia, iniziò una stagione di ritorsioni terroristiche con la strage di via dei Georgofili a Firenze, la strage al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e i tre attentati di Roma dei quali l'ultimo fallì. I più famosi restano comunque le stragi di Capaci e di via d'Amelio nelle quali hanno perso la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme alle loro scorte. Le richieste che la mafia fà allo stato italiano sono semplici e sono contenute in breve e chiaro nel famoso papello. Ora come ora sono passati più di dieci anni dall'ultimo attacco di mafia il che non può far altro che pensare a due cose. O la mafia non esiste più e il fenomeno si è concluso con l'arresto di Riina prima e di Provenzano poi. Oppure qualcuno delle alte sfere ha chiaramente soddisfatto alcune delle richieste del papello e la mafia può quindi stare in pace e lavorare senza il suo storico braccio armato. Se consideriamo che molti politici facenti parte della coalizione che vinse le elezioni nel novantaquattro furono poi condannati per concorso esterno in associazione mafiosa e simili, mi vien da pensare che effettivamente in parlamento ci sia chi fà il gioco dell'associazione a delinquere più famosa del mondo. O dobbiamo ancora una volta negare anche queste chiare ed ovvie evidenze?

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